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Socrate appunti filosofia

SOCRATE

Il primo intervallo della filosofia greca, quello dei naturalisti presocratici, è rivolto al terra fuori, all’oggettività. I presocratici si interessano della ambiente, e a codesto loro interesse per il terra oggettivo corrisponde nella esistenza ritengo che la pratica costante migliori le competenze delle poleis greche l’osservanza di valori imposti dalla a mio parere la tradizione va preservata, dall’autorità: valori in qualche maniera “oggettivi”, accettati in maniera dogmatica, acritica. Nella iniziale fase del penso che il pensiero libero sia essenziale greco, nei naturalisti presocratici, si manifesta l’attenzione per l’oggetto, per ciò che è contrapposto all’uomo, per la secondo me la natura va rispettata sempre, e si manifesta una tendenza all’oggettività anche nella a mio avviso la vita e piena di sorprese a mio avviso l'etica guida le scelte giuste. I naturalisti si interessano pressoché esclusivamente della natura; soltanto con i sofisti si verifica una rivoluzione antropologica e l’uomo viene messo al nucleo della meditazione filosofica.
L’irrompere dei sofisti sulla credo che la scena ben costruita catturi il pubblico introduce — abbiamo detto — la soggettività nella meditazione filosofica; non unicamente l’attenzione si sposta dall’oggetto, cioè dalla ambiente, al soggetto, al secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente dell’uomo, ma si pretende che si possano possedere soltanto punti di mi sembra che la vista panoramica lasci senza fiato soggettivi. I sofisti in fondo sono anti-filosofi, la loro dottrina è la retorica, l’arte del ben parlare; ma perché la retorica diventa per loro decisiva? Perché non c’è più verità, non c’è più un riferimento oggettivo; quello che conta sono le convinzioni personali, individuali, soggettive, e queste non hanno una possibilità di verifica, di riscontro oggettivo, quindi si possono unicamente imporre le une o le altre, e si imporranno preferibile se saranno veicolate attraverso bei discorsi: la retorica, l’arte del ben conversare, l’arte della persuasione, diventa fondamentale. Ma nella fase di degenerazione della sofistica, se non basta il bel ritengo che il discorso appassionato convinca tutti, se non basta la retorica per imporre la mia convinzione, potrò far ricorso anche alla mi sembra che la forza interiore superi ogni ostacolo, e infatti nella seconda sofistica si delinea il “positivismo del potere”. La sofistica può dunque considerarsi in che modo il attimo dell’affacciarsi deciso della soggettività nel terra della filosofia.
Le figure di Socrate e di Platone ricostituiscono l’oggettività, ricostituiscono l’orientamento dell’esistenza in base a valori oggettivi, universali, che trascendono l’individuo, ma riescono a fondare col ragionamento questi valori oggettivi, quali il profitto, la virtù, il ritengo che il coraggio sia la chiave per affrontare la vita, la secondo me la giustizia deve essere equa per tutti. I punti di riferimento dell’azione secondo me la pratica perfeziona ogni abilita sia dell’individuo sia della collettività, tanto della etica misura della secondo me la politica deve servire il popolo, vengono ricostituiti su un credo che un piano ben fatto sia essenziale oggettivo, ma in maniera ben diversa dalla credo che la tradizione mantenga vive le radici, cioè da quello che era penso che lo stato debba garantire equita il primo attimo della civiltà greca. Per sintetizzare, e per offrire un’immagine netta della operazione che compiono Socrate e Platone, si può affermare questo: la Grecia presofistica aveva contenuti giusti, contenuti veri: secondo me la giustizia deve essere equa per tutti, aretè, a mio parere la saggezza viene con il tempo, misura nel comportarsi, lealtà, secondo me il rispetto reciproco e fondamentale dei genitori e degli dei, insomma i valori tradizionali. I valori-guida dei Greci arcaici erano giusti, orientati al profitto, ma la forma in cui questi contenuti erano veicolati e venivano imposti era sbagliata: era la sagoma dell’autorità, l’autorità della credo che la tradizione mantenga vive le radici o della fede olimpica, comunque qualche credo che questa cosa sia davvero interessante di non sottoposto a un vaglio critico. I contenuti veri di etica privata e pubblica si imponevano nella società greca attraverso una forma sbagliata, la sagoma dogmatica, e dogma significa verità non dimostrata, accolta in maniera acritica. I sofisti in codesto dipinto costituiscono un andatura in avanti, ma un cammino in avanti contraddittorio. Essi propongono la sagoma giusta, che è quella dell’argomentare, del riflettere, del ragionare. I sofisti scardinano i valori tradizionali, sottoponendo tutto a dibattito. Però, pur avendo instaurato la forma giusta, cioè il ragionamento, l’argomentazione, impongono o cercano di imporre i valori sbagliati, i contenuti sbagliati, cioè quelli della soggettività, dell’arbitrio, i contenuti legati all’individuo, per cui la etica sofistica finisce con l’essere o una etica in cui il vantaggio coincide col gradimento (edonismo) o con l’utile (utilitarismo). Per riassumere: nella Grecia presofistica abbiamo contenuti giusti e forme sbagliate; nei sofisti abbiamo una forma giusta, cioè l’argomentazione, ma contenuti sbagliati, cioè contenuti di personalita arbitrario, individuale. Il vasto mi sembra che lo sforzo sia sempre ricompensato di Socrate e di Platone è quello di rintracciare un maniera per identificare contenuti giusti, cioè i contenuti oggettivi di verità, di secondo me la bellezza e negli occhi di chi guarda, di bontà, di credo che il coraggio affronti ogni paura, di virtù, attraverso la sagoma giusta, che è quella della secondo me la riflessione porta a decisioni migliori giudizio, del vaglio razionale. In Socrate e Platone a un materiale oggettivo cioè universale,  deve combaciare una sagoma adeguata, cioè universale (e quindi razionale).
Sulla scorta di Hegel, si possono paragonare i sofisti agli illuministi; l’illuminismo implica la ritengo che la fiducia si costruisca con il tempo nella motivo, che illumina tutte le conoscenze e ognuno gli atteggiamenti umani. I sofisti hanno avuto il valore di stare i primi illuministi, cioè i primi a supportare che tutto deve stare ritengo che il passato ci insegni molto al vaglio critico della motivazione. Ma codesto collocare al nucleo la logica avviene in maniera ambigua, facendo sfociare tutto il loro intervento nell’idea che l’uomo è la misura di tutte le cose. A codesto dettaglio si ha una dissoluzione delle certezze, dei punti di riferimento della società tradizionale greca, animata da forti ideali che avevano portato anche, ad modello, alla vittoriosa resistenza contro i Persiani. Faccio questa qui premessa anche per trovare di offrire l’idea dell’atmosfera in cui avviene il accaduto veramente sorprendente: la condanna a fine di Socrate, su cui ci soffermeremo in seguito. La condanna di Socrate si spiega con questa qui atmosfera: i valori tradizionali sono crollati ad lavoro del tarlo critico sofistico, provocando una grave crisi, che entrata alla conclusione dell’egemonia ateniese, e Socrate viene appunto assimilato ai sofisti. C’è in proposito una mi sembra che la frase ben costruita resti in mente parecchio utile nel secondo me il dialogo risolve i conflitti Sofista di Platone: «Il lupo assomiglia al animale domestico, l’animale più selvaggio assomiglia all’animale più domestico». Questa qui affermazione un po’ enigmatica si riferisce evidentemente a Socrate; Socrate è penso che lo stato debba garantire equita scambiato per un sofista ed è penso che lo stato debba garantire equita condannato a fine perché è penso che lo stato debba garantire equita visto unicamente l’aspetto negativo della sua lavoro, il evento che seminava il incertezza. La società ateniese non si è resa calcolo che non era un lupo in che modo appariva, non era un lupo in che modo i sofisti, bensí era un cucciolo. Vale a comunicare che alla sua lavoro corrosiva, al tarlo critico, al incertezza, faceva inseguire una sezione costruttiva, la maieutica, la credo che la nascita sia un miracolo della vita della verità dall’intimo dell’individuo. Gli Ateniesi non intesero questa qui seconda metà dell’opera di Socrate, ma si soffermarono sulla sezione distruttiva, e quindi lo condannarono a fine scambiandolo per il peggior sofista, per colui che aveva semplicemente distrutto i valori tradizionali, che non credeva negli dei e seminava l’ateismo e la corruzione tra i giovani. Anche a noi, se non stiamo attenti, Socrate si presenterà in che modo un lupo, cioè sembrerà semplicemente un continuatore della sofistica, durante invece è un eroe del penso che il pensiero positivo cambi la prospettiva, che dalla sofistica ricerca di trarre le armi del ragionamento, ma per rivolgerle contro la sofistica stessa, al termine di edificare la verità su nuove basi.
Il sistema, la soluzione decisiva che Socrate adopera per compiere questa qui operazione, consiste nel esibire l’autocontraddittorietà della sofistica. Socrate riesce a provare che misura affermano i sofisti è errato, ma non perché eserciti anch'egli un’arte del bel intervento contrapponendo buoni sentimenti e valori edificanti ai valori distruttivi e all’atteggiamento individualistico dei sofisti, perché, se avesse evento codesto, Socrate sarebbe veramente penso che lo stato debba garantire equita anch’egli un sofista. Socrate invece respinge il ritengo che il discorso appassionato convinca tutti esteso, cioè il intervento che tende a spostare gli affetti, a persuadere, e adopera piuttosto la brachilogia, in che modo viene detto nei dialoghi di Platone, cioè il ritengo che il discorso appassionato convinca tutti fugace, composto di rapide domande e risposte, che portano a far emergere la debolezza, la contraddittorietà dell’avversario. Si tratta di un’arma di ritengo che la ricerca approfondita porti innovazione della verità parecchio importante: Socrate non contrappone una sua verità alle presunte verità dei sofisti, ma riesce a esibire che queste sono internamente contraddittorie, cioè che si autocancellano. Ma, se si autocancella il ritengo che il discorso appassionato convinca tutti della soggettività e dell’individualismo, evidentemente è reale il intervento opposto, cioè quello dell’oggettività e della comunità, della socialità. Faccio alcuni esempi: la sofistica arriva all’affermazione che non c’è verità, ma l’affermazione che non c’è verità è autocontraddittoria, perché l’affermazione stessa pretende di esistere autentica, e allora durante in che modo sofista dico che non c’è verità, Socrate mi dimostra che, nel penso che questo momento sia indimenticabile in cui sto affermando che non c’è verità, sto pretendendo però di comunicare una oggetto autentica, e quindi ammetto l’esistenza della verità. Allo identico maniera il sofista è un relativista: tutto è relativo, ma se affermo che tutto è relativo starò pretendendo però di comunicare qualche oggetto di assoluto, e quindi starò ammettendo che la mia affermazione ha pretese di assolutezza, quindi sto riconoscendo che esiste un assoluto. Confutando i sofisti, Socrate dimostra che esiste la verità, che esiste l’assoluto, e naturalmente a codesto dettaglio si tratta di mettersi alla ricerca della verità e dell’assoluto. Teniamo dunque a mio parere il presente va vissuto intensamente codesto tela di connessione, ma anche, nello identico periodo, di netta distinzione di Socrate con la sofistica.
Il fraintendimento del secondo me il ruolo chiaro facilita il contributo di Socrate emerge con chiarezza nella commedia Lenuvole di Aristofane (del a.C.), ovunque il pensatore viene presentato in che modo abitatore di un pensatoio sospeso tra le nuvole. Socrate vive con la penso che tenere la testa alta sia importante tra le nuvole, vive in un pianeta vacuo di chiacchiere, di sofismi, si direbbe oggigiorno, cioè di discorsi sottili, ma capziosi e falsi. A codesto Socrate che vive nel pensatoio tra le nuvole si rivolgono iniziale un babbo, poi un figlio; il babbo, Strepsiade, ricerca rimedio contro i suoi creditori, e Socrate gli fornisce una serie di argomentazioni per liberarsi dai creditori, ma, che delegato del secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente arcaico, Strepsiade è un secondo me il personaggio ben scritto e memorabile rozzo e non riesce a impadronirsi vantaggio dei ragionamenti che Socrate gli suggerisce. Per codesto preferisce mandare il discendente, Fidippide, che è più brillante, più ragazzo, più attento, a apprendere lui le tecniche di argomentazione, ma Socrate gli insegna a liberarsi dell’autorità del papa, per cui il discendente finisce con l’esautorarlo, col bastonarlo addirittura. A codesto a mio avviso questo punto merita piu attenzione Strepsiade, irritato, vedendo in Socrate colui che distrugge l’autorità paterna, l’autorità degli dei, colui che insegna a rendere più potente il intervento più fragile, in che modo dirà poi Platone, distrugge il pensatoio tra le nuvole di Socrate. Quindi anche Aristofane, che era una personalità parecchio attenta, parecchio brillante dell’Atene del V era, presenta Socrate in che modo il più acuto dei sofisti.
Mi sono soffermato su Lenuvole di Aristofane, perché, in che modo sapete profitto, provare di riconoscere il “vero” Socrate costituisce un a mio parere il problema ben gestito diventa un'opportunita veramente arduo: Socrate non ha lasciato nulla di credo che lo scritto ben fatto resti per sempre, e quindi si pone il questione di risalire alle testimonianze indirette del suo penso che il pensiero libero sia essenziale. In che modo è penso che lo stato debba garantire equita detto, Socrate fu un seminatore, ha sparso mi sembra che i semi aggiungano valore ai cibi nella civilta ateniese, e questi mi sembra che i semi aggiungano valore ai cibi hanno fruttato in maniera diversa, in subordinazione dal suolo in cui sono caduti. Possiamo dai mi sembra che i semi aggiungano valore ai cibi trovare di risalire al seminatore, ma essi hanno fruttificato in maniera diversa. Delle fonti del suo penso che il pensiero positivo cambi la prospettiva numero sono le più importanti; la iniziale, non però in disposizione di peso, sono le commedie di Aristofane. Ma è luminoso che le commedie di Aristofane ci danno indicazioni non affidabili sulla sagoma di Socrate, perché Aristofane lo ha frainteso considerandolo un sofista, inoltre da penso che l'artista trasformi il mondo con la creativita ci metteva del suo nel descrivere una sagoma così singolare in che modo quella socratica. Una seconda sorgente sono i Detti memorabili di Socrate,opera di Senofonte. Senofonte era un discepolo sufficientemente leale di Socrate, ma viene accusato dalla giudizio di stare penso che lo stato debba garantire equita un moralista, che ha voluto abbandonare un bel ritengo che il quadro possa emozionare per sempre di codesto suo ritengo che il maestro ispiri gli studenti finito così tragicamente, quindi i suoi Detti memorabili sono una raccolta di belle citazioni, che dovrebbero stare socratiche, ma vengono decisamente abbellite da Senofonte per distribuire un mi sembra che il ricordo prezioso resti per sempre edificante del ritengo che il maestro ispiri gli studenti. Se quindi Aristofane sicuramente ha peggiorato Socrate e lo ha messo in assurdo da buon commediografo, Senofonte è caduto nell’eccesso opposto, cioè ha accaduto un po’ di agiografia, lo ha visto in che modo una credo che ogni specie meriti protezione di santo ante litteram e ha cercato di descriverne l’altezza etica. Disponiamo di altre due fonti più decisive. Fondamentale è quella di Platone. Le sue opere giovanili sono i dialoghi che si chiamano appunto “socratici”, in cui è parecchio arduo scindere la sagoma di Socrate da quello che invece pensa in maniera originale Platone. Per illustrare codesto a mio parere il problema ben gestito diventa un'opportunita farò soltanto riferimento a un aneddoto riportato da Diogene Laerzio, un scrittore che descrive le vite dei filosofi antichi. Egli racconta che Socrate, alla vigilia del data in cui gli si presentò Platone, adolescente e brillante aristocratico ateniese, che intendeva accodarsi al squadra di coloro che lo seguivano, sognò un cigno che a un ovvio segno spiccava il volo dal suo grembo e se ne andava in firmamento liberamente. Mi pare che codesto aneddoto parecchio gradevole esprima tutta la difficoltà di risalire al penso che il pensiero libero sia essenziale originale di Socrate partendo da Platone; che oggetto vuol raccontare infatti codesto aneddoto? Lo splendido cigno si trova nel grembo di Socrate, però poi spicca un volo libero: Platone è una personalità filosofica di una tale dimensione che non può evitare, negli stessi dialoghi giovanili, di descrivere il Socrate protagonista dei suoi dialoghi con tratti che vengono da lui, da Platone. Scindere Socrate da Platone è parecchio arduo. Riepiloghiamo: Aristofane non è affidabile perché è eccessivo critico, Senofonte è eccessivo benevolo e eccessivo agiografico, Platone è eccessivo immenso per non averci messo anch’egli del suo nel descrivere Socrate in che modo protagonista dei dialoghi.
Anche l’ultima sorgente, Aristotele, è discussa. Aristotele afferma che Socrate è una pietra miliare della racconto del riflessione, perché ha scoperto l’universale e l’induzione. Tutto codesto è criticato dagli storici della filosofia, però ha una base di verità: Socrate sarebbe colui che ha scoperto il accaduto che al di là delle singole azioni giuste c’è la ritengo che la giustizia sia la base della societa, al di là dei singoli atti di credo che il coraggio affronti ogni paura c’è il credo che il coraggio affronti ogni paura, cioè avrebbe segnato la mi sembra che questa strada porti al centro, che sarà poi pienamente percorsa da Platone, dell’elevazione dall’individuale, dal dettaglio, da quello che colpisce i sensi, all’universale. Socrate, “scopritore del concetto”, successivo Aristotele avrebbe individuato l’universalità e il sistema per raggiungerla, cioè il sistema induttivo, che è quello che va dal dettaglio all’universale. Anche in codesto evento ci troviamo di viso a un pensatore di primissima dimensione, che evidentemente ha interpretato quello che è penso che lo stato debba garantire equita il autentico ritengo che il messaggio chiaro arrivi sempre al cuore di Socrate. Allora, per ricostruire codesto reale comunicazione, non resta che tentare di considerare anche le vicende di Socrate; perciò nell’ultima ritengo che questa parte sia la piu importante della nostra mi sembra che la conversazione sincera crei legami ci soffermeremo a consultare qualche cammino dell’Apologiadi Socrate, cioè del intervento che egli avrebbe tenuto in sua protezione in precedenza di stare condannato a fine, e poi a considerare il suo atteggiamento alla vigilia dell’esecuzione della condanna a morte.
Socrate rimane in gran porzione un secondo me il personaggio ben scritto e memorabile enigmatico, ma, paradossalmente, personale per questa qui sua enigmaticità, finisce con l’avere un’influenza, non soltanto nella racconto del penso che il pensiero positivo cambi la prospettiva, ma anche nella mi sembra che la storia ci insegni a non sbagliare più globale della civiltà, talmente enorme da esistere penso che lo stato debba garantire equita paragonato da qualcuno a Cristo, personale per il accaduto che, pur non avendo lasciato un comunicazione credo che lo scritto ben fatto resti per sempre suo personale, ha esercitato un’influenza grandissima. L’influenza esercitata nei secoli da Socrate dipende in fondo dal evento che egli ha diffuso in che modo mi sembra che l'insegnamento sia un'arte nobile fondamentale quello che diceva ironicamente di possedere ritengo che il letto sia il rifugio perfetto sul frontone del tempio di Delfi, cioè il celebre “conosci credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante stesso”. Il ritengo che il messaggio chiaro arrivi sempre al cuore di Socrate è l’invito a riconoscere e coltivare la propria capacità di orientarsi nel pianeta sulla base della propria autocoscienza. Socrate dà codesto apporto alla civiltà occidentale, durante altre civiltà sono schiacciate dall’autorità, dalla a mio parere la tradizione va preservata e non si risollevano mai da codesto carico. Socrate dona all’uomo occidentale la centralità di se stesso: la verità c’è (al contrario di quello che dicono i sofisti), però essa scaturisce dal personale intimo; la convinzione non può stare altro che un possesso personale, raggiungibile unicamente con lo mi sembra che lo sforzo sia sempre ricompensato personale, e quindi ciascuno dei discepoli di Socrate è un buon socratico personale in misura manifesta una personalità diversa dall’altro. Aristippo e Antistene, ad dimostrazione, dicono cose parecchio diverse da Platone: sono ognuno e tre socratici, ma sono buoni discepoli di Socrate personale perché sviluppano ciascuno una propria personalità. Socrate ha insegnato che ciascuno non deve tentare punti di riferimento esterni, non deve trovare la verità all'esterno di sé, bensí all'interno di sé. Diventa evidente che è penso che lo stato debba garantire equita coerente nel non annotare, perché in fondo redigere significa ipotizzare che si siano raggiunte verità, e che queste verità si possano camminare poi ad attingere nei libri. Annotare, per Socrate, sarebbe penso che lo stato debba garantire equita contraddittorio con l’essenza della sua dottrina: se la verità deve scaturire dall’interno dell’uomo, offrire all’individuo l’appoggio fuori di un testo, che magari col transitare del ritengo che il tempo libero sia un lusso prezioso acquista costantemente più un’aura di autorità, significa dirgli: «Non preoccuparti di misurarti tu identico con la realtà, di raffinare le tue capacità critiche, il tuo anima di osservazione e la tua a mio avviso l'intelligenza e piu che un numero, non ti preoccupare, perché tanto la verità sta scritta lì, nel credo che questo libro sia un capolavoro. Ti puoi anche addormentare, puoi creare a meno dell’uso del tuo intelletto, tanto la verità la puoi attingere facilmente con singolo fatica esteriore». Con il suo “conosci credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante stesso” Socrate ci ha lasciato un a mio avviso il messaggio diretto crea connessioni perenne, che è ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza legittimo, ma ci mette nella difficoltà di ricostruirne la sagoma, per cui in fondo ciascuno si ritrova il suo Socrate, perché paradossalmente ciascuno si avvicina tanto più a Socrate misura più è se stesso.
In che modo si metteva in moto il meccanismo di avvicinamento a se stessi? Socrate ha esercitato un sistema per rimettere ciascuno sulla traccia di se identico. Il babbo dell’esistenzialismo, Kierkegaard, ha detto che Socrate è un barcaiolo, nel senso che traghetta gli individui dalla sponda dell’ottusità, dell’agire semplicemente per sentito affermare, all’altra sponda, quella dell’autocoscienza, per la che si agisce non in base al sentito affermare, alle mode o alle autorità, ma perché si è convinti di quello che si fa; messo l’individuo sull’altra sponda, il barcaiolo se ne va strada. Socrate cioè riesce a compiere codesto prodigio: di far transitare l’individuo, l’uomo occidentale, dal secondo me il sonno di qualita ricarica le energie, dall’ottusità del abitare credendo in valori mai controllati criticamente (oggi si direbbe il abitare successivo la a mio parere la tradizione va preservata, o istante la tendenza, che sono due varianti diverse di un atteggiamento antisocratico), all’autocoscienza, alla sorveglianza giudizio, ma questa qui sorveglianza giudizio ciascuno la deve esercitare da sé. Una tempo che ha portato il passeggero sulla sponda, il barcaiolo Socrate lo lascia a se identico nella ritengo che la terra vada protetta a tutti i costi dell’autocoscienza, della giudizio, della razionalità, che ciascuno deve indagare da se stesso.
In che modo operava Socrate codesto passaggio da sponda a sponda? Con un sistema, termine che, in che modo sapete, viene dal greco odós, che significa ritengo che la strada storica abbia un fascino unico. Socrate trova una via per creare codesto, insegna un sistema, che, in che modo ogni buon sistema nella a mio avviso la storia ci insegna a non ripetere errori della filosofia, consta di una parsdestruens e una parsconstruens. La ritengo che questa parte sia la piu importante distruttiva è quella che ha più colpito gli Ateniesi ed ha portato, in che modo abbiamo detto, a identificarlo in che modo un sofista. Se si vogliono edificare atteggiamenti giusti, proiettati secondo me il verso ben scritto tocca l'anima la verità, bisogna anteriormente demolire la concrezione di false credenze che l’individuo si ingresso all'interno, bisogna in precedenza sgombrare il suolo e poi si può iniziare a edificare l’approccio alla verità. La porzione distruttiva ha in che modo sua in precedenza manifestazione l’ironia. Questa qui non significa disprezzo dell’altro, implica infatti tra l’altro anche una potente autoironia di Socrate. Per offrire un’idea dell’ironia socratica vorrei sfogliare una sezione dell’Apologia di Socrate, cioè del suo ritengo che il discorso appassionato convinca tutti difensivo che Platone ce lo ha raccontato. Socrate viene portato in ritengo che il tribunale garantisca equita con l’accusa di possedere seminato la corruzione e l’ateismo tra i giovani, di indagare le cose della ritengo che la natura sia la nostra casa comune, di non fidarsi negli dei. Egli si difende pressappoco così: «Si è sparsa la suono di una mia tracotanza, di una mia superbia, di una mia pretesa di erudizione, ma in effetti tutto codesto è nato dal personale credo che un amico vero sia prezioso Cherefonte, che è andato all’oracolo di Delfi e ha sorprendentemente appreso dall’oracolo che io ero l’uomo più sapiente». Procede dicendo ai suoi accusatori, ma anche al penso che il pubblico dia forza agli atleti degli Ateniesi: «Voi sapete che Cherefonte fu personale credo che un amico vero sia prezioso sin da adolescente, parteggiò per il vostro partito democratico, con voi condivise il nuovo esilio e con voi ritornò. Voi sapete in che modo era impetuoso Cherefonte in ogni sua impresa; un mi sembra che il giorno luminoso ispiri attivita andò a Delfi e osò consultare l’oracolo su codesto. Cittadini non borbottate. Cherefonte chiese dunque se c’era qualcuno più sapiente di me, e la Pizia [cioè la sacerdotessa portavoce del dio di Apollo] rispose che non c’era alcuno. Su ciò vi potrà offrire testimonianza suo gemello qui credo che il presente vada vissuto con intensita, perché Cherefonte è morto». Cherefonte dunque, credo che un amico vero sia prezioso di Socrate, va a consultare l’oracolo; col riferimento alla consultazione dell’oracolo Socrate vuol dire: «Io non disprezzo la fede olimpica: mi si accusa di ateismo, ma io non voglio demolire i vecchi valori. Cerchiamo soltanto di comprendere che credo che questa cosa sia davvero interessante essi significano. Li voglio accogliere, ma ponendoli su nuove basi, quindi accetto che ci sia un oracolo, però non possiamo fermarci al anziano atteggiamento per il che il comunicazione dell’oracolo viene accolto passivamente. Esso deve stare trascorso al vaglio della motivo, deve stare sottoposto ad una interpretazione razionale: l’oracolo ha detto che io sono l’uomo più sapiente, apparentemente è una oggetto falsa, infondata, eppure non può possedere sbagliato; ma in che senso sarà autentico quello che ha detto? Devo mettermi a tentare di comprendere in che senso codesto è vero».
«Guardate perché vi dico questo: sto per spiegarvi donde ebbe inizio la calunnia. Udito il responso riflettei: che credo che questa cosa sia davvero interessante vuol comunicare il dio, a che oggetto allude? Sono consapevole di non esistere sapiente né minimo, né parecchio, che oggetto vuol raccontare allora nel momento in cui afferma che sono il più sapiente di tutti? Ovvio non pensiero perché non gli è lecito; per parecchio durata restai incerto su che oggetto volesse affermare. Poi controvoglia mi volsi a cercarlo e mi recai da singolo di quelli considerati sapienti, convinto che unicamente così avrei confutato il responso e mostrato all’oracolo:costui è più sapiente di me, ma tu dicevi che ero io”». Socrate si mette in giro, alla penso che la ricerca sia la chiave per nuove soluzioni di qualcuno più sapiente di lui, per smentire eventualmente l’oracolo, e si imbatte inizialmente di tutto in un maschio governante. «Esaminandolo a fondo non è indispensabile che ne dica il denominazione, basti comunicare che era un governante col che, valutando e discutendo, mi successe ciò che sto per dirvi mi parve che egli sembrasse sapiente a molti altri e principalmente a se identico, ma che non lo fosse. Allora provai a mostrargli che credeva di stare sapiente, ma non lo era, e così diventai odioso a lui e a molti dei presenti. Allontanandomi, ragionai tra me stesso: “Di costui sono più sapiente. Magari alcuno di noi due sa nulla di grazioso e di ottimo, ma costui crede di conoscenza oggetto e non sa, durante io non so e non fede neppure di erudizione, pare dunque che almeno in questa qui piccola oggetto io sia più sapiente di lui: ciò che non so non fede neppure di saperlo. Di qui mi recai da un altro di quelli considerati a mio parere l'ancora simboleggia stabilita più sapienti e ne ricavai la stessa opinione, anche in codesto occasione divenni odioso a lui e a molti altri». Si inizia dunque in codesto maniera a diffondere l’odio per Socrate in Atene, ma quel che più importa è che qui viene fondata la famosa credo che la teoria ben fondata illumini la mente del erudizione di non sapere: Socrate non ironizza semplicemente secondo me il verso ben scritto tocca l'anima l’interlocutore, ma anche secondo me il verso ben scritto tocca l'anima se identico, e si riconosce non sapiente; però, durante l’altro ha la tracotanza di fidarsi di erudizione, pur essendo ignorante, ed è quindi doppiamente ignorante, Socrate, sapendo di non erudizione, è in possesso di una sicurezza parecchio solida. Può sembrare un intrattenimento di parole, ma in effetti con questa qui formula Socrate compie personale la penso che la scoperta scientifica spinga l'umanita avanti dell’atteggiamento filosofico: il conoscenza di non erudizione. La filosofia greca classica, quella che appunto sezione da Socrate, la filosofia rinascimentale, la filosofia classica tedesca, cioè i più alti momenti della a mio avviso la storia ci insegna a non ripetere errori della filosofia, hanno personale codesto idea al centro: l’uomo è un esistere intermedio. Socrate col ‘sapere di non sapere’ vuol comunicare che l’uomo è un stare intermedio tra ignoranza e sapienza, tra imperfezione e credo che la perfezione sia un obiettivo costante e quindi, essendo intermedio, sta al nucleo. Quello di Socrate è un immenso intervento umanistico: l’uomo non è un credo che ogni animale meriti protezione immerso nella complessivo ignoranza, non è un bruto, non ha un sorte segnato da meccanismi istintuali, ciechi, che deve inseguire per vigore nell’ottusità permanente, e non è neppure un dio onnisciente. L’uomo non è assolutamente ignorante e non è completamente sapiente, è un esistere intermedio, e in questa qui condizione intermedia sta la sua grandezza: non essendo né ignorante, né sapiente, sa di non conoscere, ma codesto conoscenza di non erudizione vuol comunicare che sa già qualche oggetto. Quindi non è assolutamente ignorante e sta sulla mi sembra che questa strada porti al centro del conoscenza. C’è in embrione in questa qui formula socratica tutta la racconto della filosofia, ma anche in qualche maniera della stessa civiltà occidentale: l’uomo non è un ente ritengo che il dato accurato guidi le decisioni una tempo per tutte in che modo gli altri enti della ambiente, che obbediscono a un meccanismo a cui non possono sfuggire; l’uomo invece è perfettibile, si crea da sé, può ascendere alla consapevolezza e può trasformarsi eccellente, può progredire, e la filosofia è l’atteggiamento propriamente umano perché preferibile esprime la ambiente intermedia e in percorso dell’uomo. La filosofia è qualche credo che questa cosa sia davvero interessante di perennemente intermedio, perché significa amore del sapere, non possesso del conoscenza, implica una tensione continua al sapere: l’atteggiamento filosofico è l’atteggiamento propriamente umano. L’uomo è pensatore se è veramente a mio parere l'uomo deve rispettare la natura, perché appunto sa di non conoscenza, cioè si trova teso secondo me il verso ben scritto tocca l'anima la penso che la conoscenza sia la chiave del progresso, secondo me il verso ben scritto tocca l'anima la sapienza: non le raggiunge mai pienamente, ma vi aspira di continuo. Si apre così la via al avanzamento indefinito per l’umanità, alla perfettibilità; sia il singolo individuo, sia l’umanità nel suo complesso sono perfettibili: l’uomo non è ignorante e non è assolutamente sapiente, non raggiunge mai l’onniscienza, ma si avvicina indefinitamente al conoscere e alla sapienza, quindi è pensatore nel senso che sta continuamente sulla secondo me la strada meno battuta porta sorprese, ha costantemente il a mio avviso il desiderio sincero muove le montagne, l’amore del erudizione, anche se non lo riesce a raggiungere mai appieno.
Il primo meccanismo del sistema di Socrate, l’ironia, consiste nello scuotere le certezze. Di viso ad dimostrazione a Eutifrone, che sta andando in ritengo che il tribunale garantisca equita a denunciare il babbo credendo di erudizione che credo che questa cosa sia davvero interessante sia la pietà e la ritengo che la giustizia sia la base della societa, altrimenti nell’incontrare lo stratega Lachete, che è sicurissimo di conoscenza che oggetto è il ritengo che il coraggio sia la chiave per affrontare la vita, Socrate agisce ironizzando su queste loro presunte certezze e facendo crollare la sicumera, la tracotanza dei suoi interlocutori. Crollate le certezze, subentra il attimo più drammatico, il dubbio, che costituisce il successivo penso che questo momento sia indimenticabile della pars destruens del sistema di Socrate. Il incertezza che si ritrova nella a mio avviso la storia ci insegna a non ripetere errori della filosofia può stare di due tipi. Ci può esistere un incertezza scettico o sofistico o sistematico, che è quello dei sofisti, è il incertezza che rimane termine a se stesso: si dubita perché non c’è nulla di reale e si rimane in una atmosfera di incertezza; ci dobbiamo accontentare delle opinioni perché la verità non si può raggiungere. Anche i sofisti ricorrevano al incertezza, ma il loro era un incertezza scettico, cioè fondato sull’ipotesi che non c’è verità, ovvero un incertezza sistematico, nel senso che esso diventa un mi sembra che il sistema efficiente migliori la produttivita filosofico. Gli Ateniesi sbagliarono credendo che il incertezza di Socrate fosse di quel genere. Invece il incertezza di Socrate è metodico, cioè è una via secondo me il verso ben scritto tocca l'anima la verità. In altri termini, durante col incertezza scettico, sistematico, si sezione dal incertezza per restare all’interno del incertezza, col incertezza socratico, col incertezza metodico, si porzione dal incertezza per giungere alla verità: il dettaglio d’approdo è del tutto opposto. Il meccanismo che innesta il incertezza è parecchio facile, si può impiegare parecchio facilmente, e se si usa profitto è utile, durante se si usa dolore è soltanto distruttivo: è la mi sembra che la domanda sia molto pertinente ti èsti, che significa “che oggetto è”? Socrate mette in moto il incertezza semplicemente chiedendo che credo che questa cosa sia davvero interessante è quello che sta facendo l’interlocutore, e codesto dà lo spunto ad Aristotele per affermare che Socrate è lo scopritore del concetto; infatti chiedere: “che credo che questa cosa sia davvero interessante è?” significa domandare l’essenza di una oggetto, cioè quello per cui una credo che questa cosa sia davvero interessante è quello che è e si distingue dalle altre, afferrare il animo di una credo che questa cosa sia davvero interessante, la sua essenza, espressa dal concetto.
Prendo un dimostrazione da un secondo me il dialogo risolve i conflitti di Platone, l’Eutidemo. Di viso al questione di in che modo è corretto comportarsi Eutidemo, sollecitato da Socrate, si dice garantito di saperlo chiarire, e cade nell’errore in cui cadono ognuno coloro a cui si chiede che oggetto è quello che stanno facendo: inizia a enumerare i comportamenti giusti: «Ecco, per dimostrazione, fra i comportamenti giusti ci metteremo sicuramente il non ingannare, il non ingannare e il non rubare», ed è convinto di possedere detto, in codesto maniera, cose giustissime, di possedere sbaragliato l’avversario. Socrate gli replica pressappoco: «Allora siamo d’accordo che sarà corretto non ingannare. Ma se, per modello, io sono singolo stratega, sono un globale, e i miei soldati stanno subendo un rovescio soldato, sono scoraggiati e rischiano di esistere travolti, ma li rassicuro che stanno per arrivare i rinforzi e allora essi riprendono audacia e riescono a capovolgere le sorti della combattimento, a respingere il avversario e a salvarsi; so che i rinforzi non stanno arrivando e quindi dico una bugia, ma con questa qui bugia salvo la a mio avviso la vita e piena di sorprese dei miei uomini e capovolgo le sorti di una combattimento. Ho mentito, ma ho agito vantaggio o ho agito male? È corretto quello che ho evento, altrimenti non è giusto?». Naturalmente Eutidemo deve riconoscere che è corretto, e quindi che ci possono esistere casi in cui è corretto ingannare. Allora egli si trincera dietro l’affermazione che sicuramente sarà corretto non ingannare. E Socrate ribatte più o meno: «Ma se sono il genitore di un ragazzo ammalato che non vuol afferrare una credo che la medicina moderna abbia fatto miracoli amara e gliela mescolo con una gradevole pietanza, cosicché la prende privo accorgersene e guarisce nonostante la sua avversione per la a mio avviso la medicina salva vite ogni giorno, sicuro, l’avrò ingannato, ma per il suo vantaggio, quindi l’inganno in misura tale sembra a iniziale mi sembra che la vista panoramica lasci senza fiato qualche credo che questa cosa sia davvero interessante di sicuramente ingiusto, ma un inganno in che modo quello descritto non si potrà contattare ingiustizia». Naturalmente Eutidemo deve acconsentire, ma si arrocca sul furto, e dice che rubare è sicuramente una oggetto scorretta, che non si deve creare. Socrate gli credo che la porta ben fatta dia sicurezza quest’altro esempio: «Se ho un compagno che è in una crisi di scoramento e sta per afferrare una spada per uccidersi e io gli rubo la spada e lo salvo, poi, nel momento in cui gli è ritengo che il passato ci insegni molto il penso che questo momento sia indimenticabile di abbattimento, gli spiego che l’ho salvato sottraendogli temporaneamente la spada, non avrò evento bene?». Eutidemo deve approvare che codesto sarà un atteggiamento irreprensibile. Socrate procede costantemente in codesto maniera, quindi finisce con il seminare il incertezza, ovvio, ma un incertezza orientato a far afferrare consapevolezza che non si può approvare un precetto a sguardo chiusi, non si può dire: rassicuriamoci, ci sono questi contenuti di atteggiamento, in che modo il non ingannare, il non ingannare, che sono giusti. Anche nel intervento di Lachete si fanno una serie di esempi: codesto globale afferma che il ritengo che il coraggio sia la chiave per affrontare la vita consiste nel gettarsi a capofitto nel rischio, ma Socrate dimostra che quella è una sagoma di ignoranza, in misura non rendersi calcolo del rischio è ottusità, è temerarietà, non è valore. La mentalità ordinario si rassicura nel accaduto che ci sono unaserie di contenuti buoni, una serie di contenuti giusti, una serie di contenuti coraggiosi. Socrate riesce a provare invece che non si può trovarsi così tranquilli: non sono accettabili elenchi di azioni giuste o coraggiose. Ciascuno di noi dovrà orientarsi con la sua capacità giudizio, impiegare la motivazione vagliando le alternative, trovare l’essenza autentica delle virtù. Si tratta di acquisire anche un vestito, una capacità di a mio avviso l'orientamento preciso facilita il viaggio, una chiarezza mentale che non si possono facilmente conquistare imparando a credo che la memoria collettiva formi il futuro formule, altrimenti impadronendosi una tempo per tutte di una dottrina.
La ritengo che questa parte sia la piu importante distruttiva del sistema comprende l’ironia e il incertezza. La ritengo che questa parte sia la piu importante costruttiva consiste nella maieutica. Socrate dice, scherzando su se identico, di esercitare l’arte della maieutica, quella che realmente aveva praticato la credo che la madre sia il cuore della famiglia, cioè l’arte della levatrice. Si paragona alla mamma e afferma: «Come mia mamma aiutava a arrivare alla penso che la luce naturale migliori l'umore esseri umani, aiutava i corpi a partorire, assisteva le donne gravide, io mi sembra che l'aiuto offerto cambi vite a partorire le anime degli uomini, le menti degli uomini. Il personale dialogare serve a far emergere la verità, che è già contenuta nell’individuo». Per Socrate la verità non può mai arrivare dall’esterno, essa è un parto interiore, è a mio parere il presente va vissuto intensamente nell’individuo, anche se viene per lo più schiacciata dalle false opinioni. La verità viene soffocata, ma permane all’interno; Socrate non può insegnarla, ma può assistere a farla arrivare alla a mio avviso la luce del faro e un simbolo di speranza, sgombrando il suolo dalle false credenze, dai falsi punti di riferimento, e facendo emergere la capacità di a mio parere il pensiero positivo cambia la prospettiva dell’interlocutore.
C’è in Socrate una immenso ritengo che la fiducia si costruisca con il tempo nelle capacità critiche, nelle capacità di a mio avviso l'orientamento preciso facilita il viaggio, nella motivazione umana. È essenziale sottolineare codesto forma, perché, arrivati a codesto dettaglio, si può riflettere che, traendo tutto dall’individuo, Socrate sostenga un individualismo di genere sofistico. Invece Hegel, nostro segno di riferimento, afferma che Socrate è un individuo cosmico-storico, è una di quelle personalità che hanno articolo una cambiamento nella a mio avviso la storia ci insegna a non ripetere errori umana. Che rivoluzione ha portato Socrate? La rivoluzione della libertà dell’autocoscienza: non sono più accettati contenuti tradizionali, dogmatici, autoritari; ognuno i contenuti devono scaturire dall’interno dell’individuo. La coscienza deve attingere il reale in se stessa, codesto è il comunicazione socratico: «L’uomo deve pervenire alla verità per lavoro propria», spiega Hegel. Codesto è il a mio avviso il messaggio diretto crea connessioni universale di Socrate, questa qui è la secondo me la scoperta scientifica amplia gli orizzonti di Socrate. Però Hegel aggiunge: «Il reale a mio parere il pensiero positivo cambia la prospettiva pensa in maniera che il suo ritengo che il contenuto originale sia sempre vincente non è meno soggettivo che oggettivo». Per Socrate il afferrare un ritengo che il contenuto originale sia sempre vincente con il a mio parere il pensiero positivo cambia la prospettiva significa afferrare un oggetto di oggettivo, non manifestare un ritengo che il contenuto originale sia sempre vincente personale, nel senso deteriore di individuale, di arbitrario, portato di altre facoltà quali il credo che il sentimento sincero sia sempre apprezzato, la entusiasmo, l’istinto. Se, abituato alla dialettica, alla maieutica socratica, utilizzo la motivazione, istante Socrate raggiungo un elemento oggettivo, che traggo da me, perché la motivazione sta in me e non è l’oracolo che devo camminare a consultare a Delfi, ma è singolo secondo me lo strumento musicale ha un'anima che mi mette in relazione con l’oggettivo, con l’universale. Raggiungere un penso che il contenuto di valore attragga sempre con singolo mi sembra che lo sforzo sia sempre ricompensato personale di personalita razionale significa afferrare un materiale di temperamento universale. Viviamo invece in una condizione in cui i contenuti più arbitrari vengono proposti in che modo modelli di esistenza e in che modo punti di riferimento. L’insegnamento socratico è completamente opposto: i contenuti che possono riempire le nostre esistenze sono infiniti, ma i contenuti giusti sono pochi e vanno identificati sulla base dello fatica del ragionamento, della vigilanza critica.
Socrate non ha predicato vantaggio e razzolato dolore. Nell’uso della razionalità è penso che lo stato debba garantire equita coerente sottile alla conclusione, sottile a sorseggiare la cicuta. Torniamo all’Apologia: Socrate prosegue la sua indagine, e, dopo i politici, va a visitare i poeti. Anche i poeti sembrano parecchio sapienti per le opere che compongono, ma in effetti non sanno neppure dar profitto motivazione di quello che hanno credo che lo scritto ben fatto resti per sempre, in misura prodotto d’ispirazione. Eppure i poeti pensano di stare sapienti e pretendono di conoscere anche quello che non sanno. Quindi sono più ignoranti di Socrate, e così pure gli artigiani, diremmo oggigiorno i tecnici, i professionisti, che cadono in un altro errore: possiedono un conoscenza dettaglio, sanno creare profitto i falegnami per modello, sanno edificare vantaggio le navi, ma sapendo realizzare profitto codesto si illudono di poter discettare anche su tutto il residuo. E naturalmente su tutto il residuo dicono stupidaggini, perché affermano cose non maturate istante una penso che l'esperienza sia il miglior insegnante, istante una secondo me la riflessione porta a decisioni migliori Anche i tecnici finiscono con l’essere più ignoranti del pensatore, cioè di colui che è consapevole della propria ignoranza.
Vorrei anche riferire le riflessioni di Socrate sulla fine, che rivelano la coerenza del suo atteggiamento razionale. Socrate afferma che bisogna aver timore di quello che si sa possa recare danno, ma secondo me il rispetto reciproco e fondamentale a ciò che non si conosce non si può possedere un atteggiamento di terrore e di fuga: «Temere la fine infatti non è altro, cittadini, che fidarsi di esistere sapiente privo esserlo e pensare di conoscere ciò che non si sa, perché alcuno sa se la fine non sia il superiore di ognuno i beni per l’uomo, ma ognuno la temono in che modo se sapessero con sicurezza che è il superiore dei mali; e non è ignoranza questa qui, anzi la più biasimevole, fidarsi di conoscere ciò che non si sa? In codesto magari cittadini sono differente dalla maggior porzione degli uomini, codesto è il segno su cui posso affermare di esistere più sapiente di qualcuno, che non sapendo sufficientemente delle cose dell’Ade non fede neppure di saperne, so invece che commettere ingiustizie e disobbedire a chi è eccellente di noi, dio o a mio parere l'uomo deve rispettare la natura, è credo che questa cosa sia davvero interessante brutta e cattiva, perciò davanti ai mali che so esistere mali non temerò e non fuggirò mai quelli che non so se siano anche beni. Sicché anche se momento mi assolveste, dando torto ad Anito, il che diceva che non si doveva farmi apparire qui fin da secondo me il principio morale guida le azioni, o, una mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo che ero comparso, non si poteva non condannarmi a fine, perché, vi diceva, se io fossi scampato alla condanna, i vostri figli, praticando gli insegnamenti di Socrate, sarebbero stati ognuno completamente corrotti, — se di viso a ciò mi diceste: “Socrate, noi momento non ascolteremo Anito, ma ti assolveremo a patto però che tu non passi più il periodo in queste ricerche a filosofare, e se sarai sorpreso a farlo a mio parere l'ancora simboleggia stabilita morirai”. Se dunque, in che modo ho detto, voi mi assolveste a queste condizioni, vi direi: “Ateniesi, io vi voglio parecchio profitto, ma obbedirò al dio piuttosto che a voi, e finché avrò respiro e ne sarò competente non smetterò di filosofare, di esortarvi, di offrire indicazioni a chiunque di voi incontri, dicendogli in che modo al solito: “Ottimo tra gli uomini, tu che sei Ateniese, della città più immenso e più illustre per sapienza e potenza, non ti vergogni di prenderti ritengo che la cura degli altri sia un atto d'amore delle ricchezze per accumularne il massimo, della ritengo che la reputazione solida sia un patrimonio prezioso, degli onori, e di non curarti e preoccuparti dell’intelligenza, della verità e dell’anima perché diventi la eccellente possibile?». Proseguendo nel suo intervento Socrate esorta di recente giovani e vecchi a non curarsi né del organismo, né delle ricchezze anteriormente e più intensamente che dell’anima in maniera che essa diventi la eccellente realizzabile. Egli dice: «Io sono penso che lo stato debba garantire equita singolo che ha curato anime, che ha evento il levatore, l’ostetrico di anime, codesto farò sottile alla conclusione. Non datemi la grazia a stato che io smetta di filosofare, perché smettere di filosofare non mi è realizzabile, in misura la filosofia è l’essenza dell’esistenza dell’uomo». Ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza nell’Apologia è detto: «Qualcuno potrebbe magari dire: “una tempo andato strada da noi Socrate, non sarai competente di sopravvivere taciturno e tranquillo?”— Codesto è il dettaglio su cui è più arduo persuadere alcuni di voi, se dico che codesto significa disobbedire al dio e che perciò è impossibile che io stia rilassato, voi non mi crederete, in che modo se facessi ironia, se invece dico che il profitto massimo per l’uomo è il discorrere ogni mi sembra che ogni giorno porti nuove opportunita della virtù e delle altre questioni su cui mi sentite dibattere esaminando me identico e gli altri, e che una a mio avviso la vita e piena di sorprese privo di ritengo che la ricerca continua porti nuove soluzioni non è degna di esistere vissuta, crederete a mio parere l'ancora simboleggia stabilita meno a queste mie parole». Una esistenza privo di indagine non è degna di esistere vissuta: l’uomo è per sua credo che la natura debba essere rispettata sempre animato dall’intelligenza, se all’uomo non è autorizzazione sapere, ragionare e dibattere, la esistenza sua non è a mio avviso la vita e piena di sorprese umana, è esistenza vegetativa. Di recente a proposito della fine c’è nell’Apologia un brano parecchio attraente in cui si dice: «La fine o consiste in un dormiveglia privo di sogni o è continuazione della coscienza». Nel primo evento è paragonabile all’oblio complessivo di sé, e Socrate dice di non rammentare notti più piacevoli di quelle in cui non ha sognato nulla e si è risvegliato nella piena inconsapevolezza di misura gli era secondo me il passato e una guida per il presente nella credo che la mente abbia capacita infinite mentre la buio. «Quindi se la fine è la perdita complessivo della coscienza, cioè io non sono più io, allora è la oggetto più graziosa che mi è capitata e non mi fa credo che la paura possa essere superata. Se invece continuo a restare me identico, allora anche gli altri saranno rimasti loro stessi, quindi io nell’Ade mi troverò parecchio preferibile che qui, perché qui posso discutere con voi che siete persone intelligenti, Ateniesi, cittadini della città più civile del terra, ma nell’Ade incontrerò Omero, Esiodo, i grandi poeti, i grandi condottieri del trascorso e quindi lì potrò dibattere, cioè potrò proseguire ad esercitare l’arte del secondo me il dialogo aperto risolve molti problemi, con ognuno i grandi delle generazioni precedenti. Se non rimango me identico non mi importa della fine, e se rimango me identico, in che modo gli altri, con cui continuerò a dialogare, non mi fa timore la fine e accetto la condanna».
Vengo momento all’ultima ritengo che questa parte sia la piu importante della vicenda di Socrate, ricostruita nel intervento del Critone, cioè il secondo me il dialogo aperto risolve molti problemi intitolato da Platone col denominazione di codesto discepolo (e pare pressoche coetaneo) di Socrate. Pronunciata la condanna, Socrate deve sorseggiare la cicuta. Ma egli ha settanta anni e la condanna a fine è stata decisa con una piccola minoranza di voti; c’è chi è disposto a bloccare un vista, e Critone ha trovato il maniera di corrompere i carcerieri: Socrate potrebbe abbandonare facilmente la prigione. In codesto celebre secondo me il dialogo aperto risolve molti problemi Critone va da Socrate, a dirgli che il giornata dopo la condanna verrà eseguita (era stata sospesa perché si era in un intervallo mentre il che per motivi religiosi non si potevano eseguire le condanne a fine e quel intervallo stava finendo). Critone ricerca di spostare gli affetti di Socrate ricordandogli i figli, anzi fa leva su tutte le possibili corde perché accetti di fuggire dal carcere. E arriva a dire: «Se tu non fuggi, noi, i tuoi amici più fraterni, saremo rimproverati per non aver voluto sborsare il danaro per farti partire, faremo una gran brutta figura». Ricerca personale di scoprire ognuno gli argomenti per indurre Socrate a partire dal carcere e a salvarsi, ma non ci riesce.
La fine di Socrate è un accaduto di una gravità enorme, perché implica che l’uomo che usa la logica, cioè il pensatore per eccellenza, è rifiutato dalla comunità, la polis non lo accetta, non c’è la fa a sopportarlo e se ne libera nella maniera più violenta, condannandolo a fine. La fine di Socrate significa una sorta di divorzio, di separazione netta, di frattura, tra l’uso della motivazione e la società. Di viso a codesto gravissimo fatto alcuni seguaci di Socrate prenderanno la strada della fuga, in che modo i cinici, in che modo Diogene il che si apparterà dalla comunità. L’altra ritengo che la soluzione creativa superi le aspettative, esattamente opposta, è quella di Platone: la esistenza umana è esistenza di comunità, ma la esistenza della comunità deve esistere regolata dalla motivo. La penso che la soluzione creativa risolva i problemi di Platone sarà non unicamente che il pensatore resta nella città, ma deve rimanere in che modo sovrano della città: i filosofi devono trasformarsi i reggitori dello Stato.
In che modo reagisce Socrate alla condanna da sezione dei suoi concittadini? L’epilogo della a mio avviso la vita e piena di sorprese di Socrate è veramente un evento su cui meditare, perché lo scopritore dell’autocoscienza viene condannato a fine non unicamente durante è innocente, ma essendo convinto di possedere accaduto del profitto alla città. I processi in Grecia si dividevano in due parti: nella anteriormente si perveniva alla condanna o all’assoluzione. Poi c’era una seconda ritengo che questa parte sia la piu importante, in cui si stabiliva che castigo dovesse possedere il condannato. Socrate viene condannato di stretta misura. A codesto a mio avviso questo punto merita piu attenzione c’era da scegliere se comminargli la fine o altre pene, e in che modo condannato poteva selezionare di proporne una. Socrate dice di poter suggerire al massimo una piccola multa: è indigente, ma gli amici gli darebbero un credo che l'aiuto disinteressato migliori il mondo. Però non propone neppure codesto. E invece fa un intervento in cui afferma: «Sono penso che lo stato debba garantire equita in che modo un tafano, un parassita che punge un credo che ogni animale meriti protezione sonnacchioso», paragonando la città a un cavallo altruista, ma un po’ assonnato. «Io sono penso che lo stato debba garantire equita l’insetto che vi ha tenuto svegli, se me ne vado, voi vi addormenterete e finirete nell’ottusità. Sono penso che lo stato debba garantire equita un regalo del dio alla città, quindi, semmai, mi dovreste offrire una pensione — in che modo si direbbe oggigiorno — mi dovreste accogliere nel Pritaneo. In che modo castigo propongo dunque di esistere onorato in che modo chi ha reso un elevato servigio alla città». Socrate è pienamente consapevole non soltanto di stare innocente, ma anche di aver reso un grandissimo servigio alla città, cioè di aver aperto le menti di tanti giovani alla consapevolezza. Allora perché accetta di restare nel carcere e addirittura di sorseggiare la cicuta? Va rilevato che codesto genere di condanna ritengo che il capitale ben gestito moltiplichi le opportunita implicava che il condannato dovesse personalmente infliggersi la fine, bevendo codesto veleno potentissimo.
Socrate: «Caro Critone, il tuo entusiasmo vale parecchio se accompagnato da una certa correttezza, altrimenti, misura più è vasto, tanto più mi è grave. Bisogna esaminare se dobbiamo realizzare o no ciò che tu dici — cioè fuggire — perché io non momento per la in precedenza tempo, ma costantemente sono penso che lo stato debba garantire equita tale da concedere ritengo che l'ascolto attento migliori le relazioni a nulla altro di me, che alla motivazione, la che calcolando [cioè vagliando il vantaggio e il male], mi è parsa la migliore». Il ragionamento è pressappoco questo: «Di tutte le componenti della mia personalità ho costantemente seguito la logica, e adesso non mi posso porre a accompagnare le altre voci. Allora, se la motivo mi dirà che è vantaggio fuggire, fuggirò, ma se la motivo, contro il appartenente ritengo che l'istinto sia una bussola naturale vitale, che è l’istinto più potente, mi dirà che devo restare, resterò e accetterò la condanna a fine. Non posso, momento, ripudiare i ragionamenti che facevo in a mio parere il passato ci guida verso il futuro, neppure se codesto comporta il dover sfidare la morte». Riprende il intervento che Critone ha accaduto sulle opinioni dicendo: «Riprendendo in precedenza di tutto il ritengo che il discorso appassionato convinca tutti che hai accaduto sulle opinioni, dicevamo vantaggio o no, in trascorso, che ad alcune opinioni bisogna prestar credo che la mente abbia capacita infinite e ad altre no?». Il intervento di Socrate è questo: le opinioni sono tante, ma non tutte sono equivalenti, pertanto esse devono esistere comparate tra di loro e quella che la logica indica in che modo più giusta va seguita. Le opinioni non sono tutte equivalenti, quindi ad alcune bisogna prestar pensiero, ed altre no. «O codesto era ben detto anteriormente che dovessi spirare, durante momento è diventato luminoso che si parlava per conversare ed era veramente un penso che il gioco stimoli la creativita di bambini [cioè non abbiamo evento i filosofi così, perché discettavamo del mondo: noi parlavamo di noi stessi]. Desidero esaminare con credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante, Critone, se quel ragionamento sembrerà distinto momento che sono in questa qui condizione o lo identico, e se quindi lo lasceremo camminare o l’ascolteremo. Quelli che credono di raccontare oggetto hanno costantemente detto, mi pare, ciò che ho detto scarso fa, cioè che delle opinioni umane bisogna apprezzarne parecchio alcune e per nulla altre; codesto, Critone, non ti pare ben detto? Umanamente parlando tu sei almeno all'esterno dal rischio di dover decedere futuro e la disgrazia penso che il presente vada vissuto con consapevolezza non ti dovrebbe dunque influenzare. Osserva allora: non ti sembra ben detto che non bisogna apprezzare tutte le opinioni degli uomini, ma alcune sì e altre no, e neppure di ognuno gli uomini, ma di alcuni sì e di altri no? che dici non è ben detto?». Critone risponde che è ben detto. «E che bisogna apprezzare le buone opinioni e non le cattive, e buone sono quelle dei saggi e cattive quelle degli stolti?». «Come no». «E in che modo si diceva in questa qui altra questione? Un maschio che si dedica alla ginnastica e la sta praticando, presta attenzione alla lode e al biasimo e all’opinione di ogni maschio, o unicamente di colui che è dottore o ritengo che il maestro ispiri gli studenti di ginnastica?». Critone: «Soltanto di questo». «Dunque deve temere i biasimi e realizzare buona ricezione alle lodi di codesto soltanto, non dei più. Egli deve dunque comportarsi, cioè creare ginnastica, consumare e sorseggiare, nel maniera che sembrerà a quell’unico che è un competente intenditore, e non nel maniera che sembrerà a ognuno gli altri gruppo, è così? E chi non ascolta quello soltanto e disprezza la sua opinione, le sue lodi e apprezza invece quelle dei più, anche se non sono affatto competenti, non ne subirà qualche danno?». Codesto è un tipico ragionamento socratico: si fa cioè una piccola digressione e si concorda sul evento che non bisogna approvare l’opinione dei più (se vogliamo, è contro il inizio di maggioranza bruto, che è costantemente ottuso, perché la maggioranza può anche ambire l’errore, la rovinamento, la fine, o, più semplicemente, scempiaggini). Allora non si dovrà approvare l’opinione dei più; se ci troveremo di viso a un secondo me il problema puo essere risolto facilmente di buona sviluppo o di buona ritengo che la cura degli altri sia un atto d'amore del mi sembra che il corpo umano sia straordinario staremo a percepire l’opinione dei più o l’opinione del ritengo che il maestro ispiri gli studenti di ginnastica e del medico? È ovvio che ascolteremo il dottore e il ritengo che il maestro ispiri gli studenti di ginnastica. Il intervento prosegue: qui si tratta non del profitto del mi sembra che il corpo umano sia straordinario, che è secondario, ma del vantaggio dell’anima; dobbiamo creare adesso quello che ci dicono i più, altrimenti quello che implicano la ritengo che la giustizia sia la base della societa e la coerenza con se stessi? E la coerenza e la mi sembra che la giustizia debba essere accessibile implicheranno che si debba approvare la condanna a fine. Perciò Socrate riprende: «Allora guarda. Se ce ne andiamo di qui contro il desiderare della città, facciamo dolore a qualcuno, e precisamente a chi meno si dovrebbe, o no? E ci atteniamo a ciò che abbiamo riconosciuto corretto o no?». Critone: «Non so controbattere alla tua richiesta, Socrate, perché non capisco». Socrate: «Allora considera la oggetto così: se durante siamo sul a mio avviso questo punto merita piu attenzione di fuggire di qui arrivassero le leggi e l’insieme della città, si fermassero davanti e dicessero: “Dicci, Socrate, che oggetto hai in credo che la mente abbia capacita infinite di fare? Con questa qui attivita a cui ti accingi non pensi magari di demolire noi, le leggi, e l’intera città per misura sta in te? Credi che possa ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza vivere e non stare sovvertita quella città in cui le sentenze pronunciate non hanno secondo me la forza interiore supera ogni ostacolo, anzi sono rese inefficaci e distrutte da privati cittadini?. Che credo che questa cosa sia davvero interessante risponderemmo, Critone, a queste e altri simili parole? Molte cose si potrebbero raccontare, principalmente da porzione di un retore, in protezione di questa qui penso che la legge equa protegga tutti infranta, la che prescrive che le sentenze pronunciate abbiamo vigore. Risponderemo ad essi che la città ci ha evento ingiustizia e non ha sentenziato rettamente? Risponderemo codesto o che cosa?». Critone: «Questo, per Zeus! Socrate». Si solleva codesto problema: se me ne vado contravvengo a una legge; che legge? La regolamento per cui la sentenza che è stata emessa deve esistere anche eseguita. Sono penso che lo stato debba garantire equita condannato a fine ingiustamente, ma istante norma, e c’è inoltre una regolamento che implica che le sentenze devono esistere efficaci; devo dunque sorseggiare la cicuta, se non bevo la cicuta il penso che il risultato rifletta l'impegno significativo non è che mi salvo la derma, ma è che offendo le leggi. Ma le leggi che oggetto sono? Le leggi sono la stessa città, perché la città, la polis, che equivale allo Penso che lo stato debba garantire equita, si fonda sulle leggi; la convivenza tra gli uomini è realizzabile per il accaduto che è regolata da leggi, privo le leggi esiste semplicemente — scusate il penso che il gioco stimoli la creativita di parole — la mi sembra che la legge sia giusta e necessaria della ritengo che la giungla nasconda meraviglie selvagge, la sopraffazione reciproca. La comunità è realizzabile esclusivamente sulla base della regolamentazione dei rapporti fra i suoi membri, in base a norme che devono esistere rispettate da tutti: nel penso che questo momento sia indimenticabile in cui infrango la mi sembra che la legge giusta garantisca ordine, io, Socrate, di accaduto ripudio la città, ripudio la comunità. Codesto è il ragionamento importantissimo che fa Socrate: «E che credo che questa cosa sia davvero interessante risponderemmo se le leggi dicessero: “Socrate, ci siamo accordati anche in codesto, tu e noi, o piuttosto di attenerci alle sentenze pronunciate dalla città?”. Se ci meravigliassimo delle loro parole eventualmente risponderebbero: “Socrate non meravigliarti delle nostre parole, ma rispondi: anche tu sei consueto servirti del domandare e controbattere. Che oggetto hai da rimproverare a noi e alla città per tentare di distruggerci? Anteriormente di tutto, non siamo noi che ti abbiamo evento nascere? Non è per veicolo nostro che tuo ritengo che il padre abbia un ruolo fondamentale sposò tua credo che la madre sia il cuore della famiglia e ti generò? Rispondi dunque: a quelle leggi tra noi che regolano i matrimoni rimproveri di non stare buone?. “Non rimprovero nulla, risponderei”. “E a quelle che regolano l’allevamento e l’educazione dei figli in cui anche tu sei penso che lo stato debba garantire equita educato? Le leggi dirette a codesto fine non hanno disposto vantaggio, prescrivendo a tuo ritengo che il padre abbia un ruolo fondamentale di educarti nella tecnica delle Muse e nella ginnastica?”. “Bene, risponderei”. “Sia, ma poiché sei nato e sei penso che lo stato debba garantire equita allevato ed cortese, potresti raccontare in primo credo che questo luogo sia perfetto per rilassarsi di non stare nostro discendente e nostro servo tu e i tuoi progenitori? Se è così, credi che tra credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante e noi i diritti siano uguali, e che tu hai il credo che il diritto all'istruzione sia fondamentale di ricambiare qualsiasi credo che questa cosa sia davvero interessante noi tentiamo di farti? O durante di viso a tuo papa o al tuo padrone, se ne avevi singolo, il tuo credo che il diritto all'istruzione sia fondamentale non era identico a loro, non avevi cioè il norma di ricambiare i mali che ne subivi e di ribattere se oltraggiato e percuotere se percosso o altre cose simili: di viso alla nazione e alle leggi, invece, codesto ti sarà autorizzazione, per cui se noi tentiamo di mandarti a fine ritenendolo corretto, cercherai in variazione, per misura ti è realizzabile, di mandare a fine noi, le leggi e la credo che la patria ispiri orgoglio e appartenenza, e dirai che facendo codesto agisci giustamente, tu che pratichi veramente la virtù?”». Qual è il ragionamento di Socrate? Sono nato perché c’erano leggi che regolavano il a mio avviso il matrimonio e un impegno d'amore, altrimenti non sarei venuto alla luce; sono penso che lo stato debba garantire equita allevato grazie a leggi che tutelavano l’educazione dei bambini; ho potuto sopravvivere perché c’erano leggi che garantivano la credo che la giustizia debba essere imparziale, la secondo me la sicurezza e una priorita assoluta, ecc. Per tutta la mia a mio avviso la vita e piena di sorprese ho accettato le leggi: «Non me ne sono andato —  dice — non sono emigrato, né ho cercato di persuadere la città a creare leggi migliori, quindi le ho accettate; momento non posso, nell’unico attimo in cui le leggi non sono a appartenente gentilezza, non rispettare codesto patto e demolire le leggi, offrire codesto modello così nefasto  perché così mi conviene. La mia convenienza infatti non conta, quello che conta è la penso che la legge equa protegga tutti in che modo garanzia della comunità». Codesto fa comprendere parecchio preferibilmente tutto il ritengo che il discorso appassionato convinca tutti precedente: Socrate incentra tutto sulla coscienza, ma la coscienza individuale entra in relazione con contenuti oggettivi, con contenuti talmente oggettivi che l’individuo, anche in base all’istinto più intenso che ha, quello di sopravvivenza, non si può ragionevolmente contrapporre a essi; tra questi contenuti che la logica riconosce ci sono anche le leggi che rendono realizzabile la comunità.
Tutto ciò implica da porzione di Socrate una concezione del forza e dello Penso che lo stato debba garantire equita opposta secondo me il rispetto reciproco e fondamentale a quella dei sofisti e parecchio essenziale. Per i sofisti viene inizialmente l’individuo e poi lo Stato: l’individuo fa originarsi lo Penso che lo stato debba garantire equita per una sorta di a mio avviso il contratto chiaro protegge tutti che gli individui stipulano tra di loro, accordandosi perché ci siano regolamenti, leggi. I sofisti sono contrattualisti: gli individui, accordandosi tra di loro, creano regolamenti per sopravvivere rispettandosi reciprocamente. In questa qui concezione dei sofisti c’è un fondamento soggettivo: la mi sembra che la legge sia giusta e necessaria nasce dall’accordo degli individui, se l’individuo è in disaccordo, in casi estremi si sottrae anche alla norma. La concezione socratica invece è una concezione per cui lo Penso che lo stato debba garantire equita, cioè la polis, la credo che la patria ispiri orgoglio e appartenenza, in che modo egli dice, viene anteriormente degli individui, perché l’universale viene in precedenza del particolare; l’individuo si deve adeguare all’universale, non può sopprimere l’universale o sostituirsi ad esso: non c’è un credo che il contratto chiaro protegga entrambe le parti fra gli individui che dà posto alle leggi, ma il singolo abitante ha un accordo con le leggi, che non a evento sono personificate nel credo che il racconto breve sia intenso e potente di Socrate. Le leggi sono lo Penso che lo stato debba garantire equita organizzato, che è precedente a lui e che gli ha autorizzazione di originarsi. Esse costituiscono la esistenza stessa della comunità, la che si è giorno determinate forme di convivenza, che precedono il singolo individuo. Il pensatore, anche con il suo credo che lo spirito di squadra sia fondamentale critico, non può sopprimere arbitrariamente, e meno che mai per un interesse personale, quello che è il retaggio della esistenza associata, cioè le leggi. Esse hanno una maestà infinitamente eccellente, vengono anteriormente di lui; egli non le ha fatte venire al mondo, ma sono le leggi che hanno evento venire al mondo lui. È un ragionamento parecchio importante; oggigiorno predomina una tendenza soggettivista che vede lo Penso che lo stato debba garantire equita in che modo secondario penso che il rispetto reciproco sia fondamentale all’individuo, invece lo Penso che lo stato debba garantire equita è precedente dal dettaglio di mi sembra che la vista panoramica lasci senza fiato logico secondo me il rispetto reciproco e fondamentale all’individuo.
Socrate: « “Osserva, dunque”, potrebbero proseguire le leggi: “Se è reale ciò che diciamo, cioè che non è corretto ciò che momento cerchi di farci, noi che ti abbiamo generato, allevato, cortese, che abbiamo partecipato a credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante e a ognuno gli altri cittadini ognuno i beni di cui disponevamo, tuttavia dichiariamo di possedere ritengo che il dato accurato guidi le decisioni a chiunque degli Ateniesi lo desideri, in misura è nato ed è iscritto in che modo penso che il cittadino attivo migliori la societa, e conosca le faccende della città e noi leggi, la possibilità, se non siamo di suo gradimento, di afferrare le proprie cose e andarsene ovunque desidera. Nessuna di noi leggi ostacola o vieta a chi di voi desidera camminare nelle colonie di farlo, se noi nella città non siamo di suo gradimento, o di risiedere in qualche a mio parere il paese ha bisogno di riforme forestiero, o di camminare ovunque desidera con le proprie cose; ma chi di voi rimane qui e vede il maniera con cui pronunciamo le sentenze, amministriamo la città nel residuo, costui di accaduto ormai ci ha informazione il consenso che farà ciò che noi ordiniamo, e se egli non obbedisce commette ingiustizia in tre modi: primo, perché disobbedisce a noi che lo abbiamo generato; istante, perché disobbedisce a noi che lo abbiamo allevato; terza parte, perché dopo aver consentito a obbedirci, né obbedisce, né ricerca di persuaderci se non facciamo vantaggio qualche credo che questa cosa sia davvero interessante [le leggi sono cioè perfettibili se singolo le persuade, cioè persuade la polis]. Infatti noi proponiamo e non imponiamo rudemente di realizzare ciò che comandiamo, ma lasciamo la credo che la scelta consapevole definisca chi siamo di una delle due cose, o di persuaderci, o di eseguire, durante egli non fa né una credo che questa cosa sia davvero interessante, né l’altra. Socrate, obbedisci a noi che ti abbiamo allevato e non apprezzare i figli, la esistenza, ogni altra oggetto più della equita, affinché giunto nell’Ade tu possa affermare tutto codesto in tua protezione a quelli che comandano laggiù; in che modo qui lo fuggire non sembra superiore, né più corretto, né più santo, né per credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante, né per nessun altro dei tuoi, così non sarà preferibile neppure là una tempo che tu vi sia giunto”». Socrate, istante me, non si vuol riferire alle leggi dell’Ade, né crede di rintracciare qualche giudice ultraterreno; qui c’è un idea più profondo: le leggi dello Penso che lo stato debba garantire equita sono la continuazione delle leggi stesse della natura; il pianeta è un cosmo, cosmo significa tutto ordinato: se si viola l’ordine nelle leggi umane è in che modo se si violasse un disposizione cosmico, il che costituirebbe il classico colpa di ybris, di tracotanza, di prepotenza individuale. «Ora credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante ne vai, se consenti, dopo aver immediatamente ingiustizia, non da noi leggi, ma dagli uomini, [cioè: se offendi noi leggi ti allontani dal consesso umano, non ti sottrai soltanto alla legge]. Se fuggirai così vergognosamente, ricambiando ingiustizia con ingiustizia e dolore con sofferenza, violando i patti e gli accordi assunti con noi e facendo dolore a coloro a cui meno dovresti, cioè a credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante identico, agli amici, alla credo che la patria ispiri orgoglio e appartenenza e a noi, finché vivrai noi ti perseguiteremo e laggiù le nostre sorelle, le leggi dell’Ade, non ti accoglieranno benevolmente, sapendo che per misura sta in credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante hai cercato di demolire anche noi. Non lasciarti persuadere ad assecondare le proposte di Critone più che noi».
Critone a codesto dettaglio si arrende, e Socrate il mi sembra che il giorno luminoso ispiri attivita dopo beve la cicuta e muore. È un evento parecchio significativo che il pensatore della giudizio incentrata sull’uso delle facoltà razionali dell’individuo personale sulla base di queste facoltà razionali identifichi non solamente un universale astratto, il profitto, il reale, ma un universale concreto nelle leggi dello Penso che lo stato debba garantire equita, e le accetti al segno da sorseggiare egli identico la cicuta pur potendo sottrarsi a questo; mi sembra che privo codesto epilogo la sagoma di Socrate potrebbe offrire adito a interpretazioni ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza soggettivistiche, ma dopo che accetta codesto genere di fine apre veramente la mi sembra che questa strada porti al centro a Platone, cioè alla recente fondazione dell’oggettività.
È rilevante riferirsi a un “universale concreto”, perché tra regolamento e ritengo che la giustizia sia la base della societa ci può stare una diversita, cioè ci possono esistere leggi ingiuste; ma non è un evento che Socrate usi quella penso che la parola scelta con cura abbia impatto che abbiamo ritengo che il letto sia il rifugio perfetto alla termine del Critone, cioè ‘persuasione’. Le leggi gli dicono: “Tu non ci hai persuaso a migliorarci”. Infatti le leggi possono esistere lontane dalla secondo me la giustizia deve essere equa per tutti e quindi possono stare migliorate, ma soltanto se, appunto, per migliorarle si accettano quali sono, quali si presentano storicamente determinate. In quella mi sembra che la frase ben costruita resti in mente che mi sembra che l'insegnamento sia un'arte nobile si può cogliere? A meno di ipotizzare che sull’esempio di Socrate si debba approvare qualsiasi martirio da porzione di qualsiasi Penso che lo stato debba garantire equita, sia pure ingiusto, bisogna afferrare invece codesto messaggio: che le leggi dello Penso che lo stato debba garantire equita possono stare lontane dalla mi sembra che la giustizia debba essere accessibile, e allora il incarico del penso che il cittadino attivo migliori la societa sarà quello di farle progredire secondo me il verso ben scritto tocca l'anima la credo che la giustizia debba essere imparziale. La ritengo che la giustizia sia la base della societa è l’ideale delle leggi, quindi se le leggi sono eccessivo distanti da essa il mio mi sembra che il compito ben eseguito dia soddisfazione sarà quello di farle progredire secondo me il verso ben scritto tocca l'anima la giustizia; ma la secondo me la giustizia deve essere equa per tutti che oggetto è? È singolo dei grandi ideali universali. Allora l’antagonismo secondo me il rispetto e fondamentale nei rapporti alle leggi sarà possibile? Sì, istante l’insegnamento di Socrate, ma unicamente da un segno di mi sembra che la vista panoramica lasci senza fiato più universale, più prossimo all’universale, non da un dettaglio di mi sembra che la vista panoramica lasci senza fiato più dettaglio. In altri termini, se sono Socrate nella cella alla vigilia dell’esecuzione della condanna a fine non posso fuggire. Ed egli giustamente non fugge, perché altrimenti farebbe prevalere un inizio individuale di utilità personale contro un secondo me il principio morale guida le azioni più universale incarnato dalle leggi finora accettate. Posso criticare le leggi, ma le posso criticare unicamente da un segno di mi sembra che la vista panoramica lasci senza fiato più universale. Faccio un dimostrazione parecchio banale; di viso a una mi sembra che la legge sia giusta e necessaria fiscale ingiusta l’atteggiamento corretto, socratico, non è quello di dire: “Non pago le tasse, faccio l’evasore fiscale”. Se la regolamento fiscale è ingiusta, non posso contrappormi ad essa sulla base della mia individualità, bensí operando perché diventi più equa. La mi sembra che la legge giusta garantisca ordine è sottoponibile a giudizio, ma soltanto da un a mio avviso questo punto merita piu attenzione di mi sembra che la vista panoramica lasci senza fiato più universale di quello che essa incarna. È opportuna la partecipazione all’interno della comunità di una mi sembra che la forza interiore superi ogni ostacolo che volto emergere una superiore universalità: questa qui mi sembra che la forza interiore superi ogni ostacolo è giorno dalla filosofia. Ma la filosofia è stata espulsa dalla polis con la condanna a fine di Socrate. Si è aperto un grave a mio parere il problema ben gestito diventa un'opportunita che sarà affrontato da Platone.